LES LIAISONS DANGEREUSES – estratti stampa
Il cuore dell’enfant terrible Mauro de Candia nel balletto Les Liaisons dangereuses.
Ognuno di noi, si sa ma non si dice, porta, sembrerebbe, per tutta la via un cuore di fanciullo senza il quale non si potrebbe far fronte ai casi della vita. Il danzatore e coreografo Mauro de Candia, ancora molto giovane, ha appunto questo cuore di fanciullo. Nell’affrontare con ardore ed esigente disciplina, il suo lavoro riflette i mille problemi dei giorni nostri. In più, dimostra di avere uno spirito malizioso, quasi agghiacciante, per riuscire nelle sue opere più particolari. E’ determinato, lavoratore tenace, danzatore e creatore intelligente e instancabile. E’ sufficiente incontrarlo, parlargli, ammirare le sue creazioni da un anno all’altro per convincersi che la sua natura è quella di un artista e poeta. Il suo nuovo balletto, Les Liaisons Dangereuses è ispirato al celebre romanzo di Pierre Choderlos de Laclos (Amiens 1741 – Taranto 1803). Nella prima parte del balletto la coreografia si dipana con meticolosità, stilizzando questo periodo e questa specie di schizofrenia amorosa che trasforma la miserabile storia d’amore dei due personaggi in burattini, marionette d’amore automatici. Dopo, un’atmosfera di delirio, di follia, svela i due protagonisti prigionieri di se stessi, diventando metafora del nostro tempo. Nel balletto ci sono diversi riferimenti: c’è una Vanity Fair, una fiera delle vanità alla maniera della commedia di William Makepeace Thackeray: una esplosione di gesti senza sentimenti effettivi. I due amanti sono abbandonati a una ginnastica essenzialmente fisica, meccanica, effimera. Durante cinquantotto minuti di fragori e crisi silenziose, sono sorprendenti, al limite della resistenza fisica. Mauro de Candia, danzatore seducente, mostra con talento le fattezze del personaggio, originale e squilibrato: il suo gioco eccentrico si risolve attraverso una composizione netta, precisa nella sua evoluzione dello spazio, di cui controlla bene le regole. Una nuova conoscenza, la sua partner, Antonia Vitti. Danzatrice moderna, conosce molto bene la tecnica classica, si vede, nella sua espressività non senza una certa aggressività nella direzione esaltata del personaggio.
Alberto Testa, DANSE – Aprile 2011
Barletta, danza all’insegna della passione con la prima di “Les liaisons dangereuses”. Successo al teatro Curci per l’etoile pugliese M. de Candia
BARLETTA – Desiderio, fascino solitudine. Coreografie costantemente “costruite” sul senso metaforico della vita, incastrando seduzione e barocco, di tassello in tassello, quasi a delineare un mosaico, con una precisa consapevolezza: “Apparire è tutto, nel gioco delle parti”. Intimismi espressivi, contaminazione con la sfera ludica, cifre stilistiche surreali all’insegna della passione, fra crisi d’identità (e valori), sguardi “furtivi ed esitanti”, ciechi egoismi e narcisistica (nonché teatrale) rappresentazione di se stessi. Puntualmente avvalendosi di precisione ritmica, coordinamento corporeo e tensioni emozionali (con genesi sapiente nell’ispirazione letteraria). Focalizzando la sua attenzione sui personaggi di Valmont e Merteuil (optando per il Quartetto di Müller), di movimento in movimento de Candia ha dato forma e contenuti ad una “favola” settecentesca composita, ammiccante e polisemica, con un sostanziale sforzo e dispendio di energie, alimentando una personalità temperamentosa e dinamica, rendendo unico il suo inconfondibile stile interpretativo. A contribuire all’alchemica resa: un sano rispetto dei canoni classici; un’insita proiezione al contemporaneo; una sublimazione densa di carattere e tensioni spirituali; un preciso obiettivo nella duplicità esistenziale attraverso l’antifrasi (musiche di Mozart). Chiare ed eterogenee le istanze messe a punto nell’opera: dal sentirsi “vuoti” (incapaci di “aggregarsi” a qualsiasi itinerario sentimentale) al perseguimento dell’unione di coppia (senza riserbo, con toni accesi), virando verso il solipsismo, con inevitabile “disfacimento” del destino dell’uomo. Esattamente come le dinamiche dei giorni nostri raccontano nei ménage: una lungimiranza che va ben oltre la giovane età del nostro esponente coreutico, da sempre apprezzato dal pubblico durante le sue performance, ormai noto a livello internazionale. Un chiaro paradigma di talento in senso etimologico (“dono di Dio”), in grado di varcare i confini regionali, sprovincializzandosi per raggiungere onori e gloria. Vi pare poco? Chapeau.
Gianluca Doronzo, QUOTIDIANO DI PUGLIA – 24 marzo 2011
I due libertini delle Liaisons Dangereuses nella prigione barocca di Mauro de Candia.
Le cento settantacinque lettere che compongono il romanzo del 1780 di Choderlos de Laclos definiscono, con straordinaria minuzia, la strategia del male pianificato e condotta a termine da due libertini associati. Ma la loro opera corruttrice, se determina il guasto di tanti destini, è, anche e prima dell’affermazione della loro intelligenza e volontà, la loro prigione e il loro inferno. “Le relazioni pericolose” al termine del loro tortuoso percorso, della loro sottilissima ragantela d’inganni, seduzioni e dissimulazioni e raggiri, spalancano l’abisso, nel quale i due protagonisti precipitano, come Don Giovanni, portando con sé le proprie vittime, divenute ad un certo momento complici nel trasgredire. Con una ricchezza di movimenti e d’immagini evocative c’è espresso tutto questo, e altri sottotitoli mutamenti emotivi, nella pregnante coreografia di Mauro de Candia “Les Liaisons Dangereuses”, ispirata da “Quartett”, la variazione sul tema del romanzo di Laclos secondo il drammaturgo Heiner Muller. Questa versione da camera del coreografo pugliese è una sintesi ragionata, intelligente, formalmente ineccepibile, che va al cuore della vicenda del Visconte di Valmont e della Marchesa di Merteuil, interpretati dallo stesso de Candia e da Antonia Vitti (danzatrice barese trapiantata a Parigi con Carolyn Carlson). Eliminati tutti i personaggi, l’attenzione si focalizza sui soli due protagonisti, la coppia che muove i fili. Tutto è già successo e la coppia è rinchiusa nella loro stanza. Ridono e giocano: un divertimento che presto si tramuta in lotta. Dal compiacimento per aver manipolato gli altri, finiscono per manipolarsi a vicenda e assicurarsi reciprocamente delle loro colpe. De Candia mette in scena una feroce “fiera della vanità”, con la limpidezza e la forza del suo linguaggio di neoclassica fattura continuamente aperto a tessiture gestuali contemporanee. Costruisce un affresco barocco: un gioco di superficialità dove ci si trucca e ci si camuffa, ci si fa la corte, tra sguardi furtivi ed esitanti, la cui conquista amorosa e resistenza all’oggetto del desiderio sbocciano successivamente sulla passione amorosa e senza riserbo. Ad affiorare è l’incapacità d’amare, la paura dello scorrere del tempo, che inducono i due personaggi a rifugiarsi nella narcisistica e teatrale rappresentazione di sé stessi, imprigionandosi nei loro ciechi egoismi. Il tutto nel disperato tentativo di rallentare l’inevitabile processo di disfacimento cui sono destinati. Desiderio, fascino e solitudine i temi enucleati della favola settecentesca. Come nella precedente, altrettanto intrigante, rilettura del “Casanova”, del quale “Les liaisons” sembra un proseguimento, de Candia punta alle emozioni, a ciò che muove i personaggi, a quello che c’è dietro la semplice storia. L’incomunicabilità, l’impossibilità dell’amore vero, lo svuotamento del sentimento sono resi da una trama coreografica densa di sfumature. Sul tessuto di musiche di Mozart, bastano alcuni elementi scenici a restituirci non solo l’atmosfera di un’epoca, ma soprattutto evocare le dinamiche interiori e relazionali dei personaggi. Un piccolo tavolo innesca i giochi di seduzione; delle enormi cornici che calano dall’alto sono lo spazio dove auto compiacersi nella rappresentazione di sé stessi (come nel divertente duetto che fa il verso a Papageno e Papagena sulle note del “Flauto magico”), degli specchi deformi rivelano il mutamento delle identità; un grande rotolo di carta dispiega le innumerevoli lettere; tre modellini di gonne di diverso colore e dentro le quali il protagonista immerge la testa, sono tre differenti caratteri femminili per il suo gioco seduttivo; e, infine, il bianco cubo dall’inizio in scena che, girato, rivelerà una gabbia metallica, luogo dello smarrimento. A darci il progressivo svuotamento di senso saranno due intensi assoli. Come giocattoli ormai senza alcuna utilità i due danzatori vagano, inseguono fantasmi, fendono l’aria, rotolano nel mantello di carta distruggendolo. Per giungere, infine, dentro la gabbia. Qui si arrampicano, danzano aggrappati, scivolano sinuosamente alla ricerca l’uno dell’anima dell’altro; si riaffiorano in un bacio; si cercano senza trovarsi. “Les Liaisons Dangereuses” aggiunge un nuovo tassello al talento coreografico di Mauro de Candia, riconosciuto ormai internazionalmente. Attivo da anni in Europa, richiesto per creazioni in Usa, direttore di una sua compagnia, la Pneuma Dance Theater, non ha dimenticato la sua terra d’origine dove ha fondato Arte&BallettO per la formazione, promozione e distribuzione della danza nel meridione. Talento in fuga, ma sempre con ritorno.
Giuseppe Distefano, IL SOLE24ORE – 24 marzo 2011
De Candia, la danza tra intrighi e seduzione al Curci. Grande prova in coppia con la barese Antonia Vitti.
“Le liaisons dangereuses” portato in scena nei giorni scorsi nel teatro comunale Giuseppe Curci da Mauro de Candia e Antonia Vitti è stata una prima mondiale che ha convinto proprio tutti. Chi ha avuto la fortuna di assistere a questo spettacolo ha certamente vestito i panni dell’audace visconte di Valmont e della sensuale marchesa de Merteuil. Mauro, barlettano puro sangue e talento riconosciuto a livello internazionale, rileggendo il celebre romanzo di Pierre-Ambroise-Francois Choderlos de Laclos e attraverso la sua regia e coreografia, dal palcoscenico del teatro Curci, ha permesso al numeroso pubblico di entrare nello spirito di questo spettacolo raffinato e fortemente attuale. Insomma i secoli passano ma l’indole dell’uomo e della donna è immutata. I movimenti, le espressioni e la tenerezza con cui Mauro “conduceva” la Vitti (e viceversa) sono stati la perfetta sintesi della loro bravura e dell’amore per la danza. “Ospitare un artista come Mauro de Candia è per il teatro Curci un onore. De Candia è un artista internazionale con una formazione europea. In questo momento la danza in Italia attraversa un periodo non semplice ed è sempre più difficile programmare all’interno di una stagione uno o più appuntamenti di danza”, così Sergio Maifredi, direttore del teatro comunale di Barletta. “Mauro pur operando artisticamente a Berlino ed in altre città europee, ha sempre voluto mantenere forte il legame con la sua terra, offrendo in anteprima i debutti delle sue nuove produzioni. Credo sia un dovere culturale, per una istituzione come il teatro Curci proteggere artisti che in essa trovano casa. Quest’anno, in accordo con il sindaco Nicola Maffei, abbiamo portato al Curci tre prime nazionali: il nuovo spettacolo di David Larible, la nuova produzioni di Attori & Tecnici e appunto il debutto dell’ultima fatica di Mauro de Candia” ha concluso Maifredi.
Giuseppe Dimiccoli, LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO – 17 Marzo 2011